domenica 14 luglio 2013

Psicomotricità non fa (sempre) rima con libertà

2 anni e quasi 9 mesi



"L’atteggiamento dello psicomotricista in pratica Psicomotoria deriva da un principio filosofico che viene applicato nelle relazioni con tutti: credere nella persona"
Bernard Acoutourier 
 

Attingendo a quel patrimonio comune di informazioni che è Wikipedia, ecco come viene definita la psicomotricità:
"La psicomotricità è una disciplina sviluppata in Francia una quarantina di anni fa da Bernard Acoutourier e André Lapierre. Con il termine "Psicomotricità" si intende un insieme di pratiche che utilizzano come principale strumento il gioco e soprattutto il gioco del movimento per accompagnare, e se necessario aiutare, l'evoluzione e lo sviluppo della personalità, intesa come unità di corpo, mente ed emozione, nelle diverse fasi della crescita e della vita".
 
Mi sembra una descrizione sintetica, ma affascinante. Il termine psicomotricità era molto comune in casa mia, dove mia madre, insegnante elementare, ne faceva ampio uso quando raccontava delle sue classi per le quali - in prima e seconda - non mancava mai di inserire il corso di psicomotricità durante l'anno; o di suggerirne l'approfondimento ai genitori in determinate situazioni che necessitavano di un aiuto.
 
La psicomotricità nella mia testa era associata a concetti del tutto positivi. Così l'idea che Cico, per il quale ogni apprendimento passa in via preferenziale attraverso il movimento, potesse beneficiare di questo approccio al posto della Scuola dell'Infanzia mi sembrava meraviglioso e adatto al suo temperamento. Sapendo anche quanto sia difficile avere un adeguato tempo per l'attività fisica nella scuola italiana anche in tenera età.
Nella pratica, si tratta di accompagnare i bambini in una sala, attrezzata in parte come una palestra, in parte come un punto di gioco, dove i bambini (in piccoli gruppi, di solito da 6 a 9, o individualmente) svolgono:
- giochi di movimento con scivoli, materassi, tunnel, spalliere.
- giochi di ruolo nella parte centrale dell'incontro con la casa, la cucina, il castello.
- infine attività di disegno, vocalizzazione e manipolazione.
 
Alcuni attrezzi sono specifici della psicomotricità; si tratta cioè di alcune Forme: il cerchio, la corda, il cubo, la palla (= la sfera), il bastone e la forma informe. Questi oggetti permettono ai bambini di essere usati e quindi interpretati in modo libero. Sarà infatti lo sguardo attento della neuropsicomotricista a osservare le attività di ogni bambino con ciascuna forma e a proporre poi altre varianti di gioco in risposta a quanto il bambino stesso fa.


 
Il beneficio è notevole per tutti i bambini e in particolare per chi ha o ha incontrato difficoltà di tipo psicomotorio, appunto, oltre ad avere un ruolo preventivo in vista dell'età scolare come, per esempio, nel caso di futuri disturbi dell'apprendimento, come la dislessia.
 
Per chi volesse saperne di più consiglio di leggere l'approfondito post di Cuore di Mamma dal titolo Cos'è la psicomotricità?.
 
Tutto ciò è molto bello, ma... come è gestito? Il primo dubbio l'ha avuto il Papà di Cico che, in visita alla piccola palestra, mi ha detto:
"Ma sei sicura che Cico sia interessato ai giochi di ruolo?".
 
In effetti, debbo confessare che a Cico non importa quasi nulla dei giochi di ruolo. Ma speravo che, nel momento in cui avesse voglia di dedicarsi anima e corpo (come fa lui) alle scivolate o al tunnel, potesse avere il tempo per farlo. Provare, riprovare, fare, tornare indietro, rifare meglio.
 
Non è così. I momenti per un'attività o per l'altra sono divisi in modo univoco e quindi non c'è spazio per i ripensamenti. Terminato il tempo per il gioco di movimento, tutti si dedicano al gioco di ruolo. E terminata questa fase, tutti vanno all'area di espressione artistica.
 
Ohimè! Non lo vedo possibile: Cico non ce la fa, ancora. Per lui le attività sono fluide, fatte di idee improvvise e di osservazioni, di tentativi mescolati e di travasi di oggetti da un luogo all'altro; di slanci seguiti magari da lunghi gironzolamenti nello spazio fisico.
 
Per togliermi definitivamente il dubbio, ho fatto con lui quella che si chiama "osservazione psicomotoria". Si tratta di un primo incontro, con la mamma presente, dove il psicomotricista osserva il bambino in attività e instaura un rapporto di conoscenza.
 
Vi assicuro che è stata l'ora più sgradevole di tutta la mia vita di mamma. Cico, quando ha visto chiudersi la porta alle spalle, ha cominciato a tirarmi verso l'uscita, bloccato in una specie di ansia di fuga. La psicomotricista - si vedeva lontano un miglio - seppur di bella presenza, era rigida e con una voce spiacevole, che non gli piaceva affatto.
 
Quando ha capito che da lì non poteva uscire, ha cominciato a gridare e poi a urlare come un pazzo. Era bordeaux, con le guance gonfie e il sudore che gli imperlava la fronte. Lei gli offre un flauto dolce (quello di plastica delle medie, ricordate?) per "modulare la voce". Il mio scetticismo davanti a questo gesto è totale: chi di voi darebbe un oggetto della sfera intellettuale così complesso come uno strumento musicale a una persona - lasciamo perdere l'età - che si sta disperando? Capirei un fazzoletto. Capirei un bicchiere d'acqua. Capirei perfino un oggetto divertente. Sarò forse banale e non creativa nelle mie associazioni di idee, ma cercherei di dare un conforto.
 
Ma un flauto? E poi a un bambino così piccolo, che magari non ha neanche mai visto uno strumento? Ma il bello, cari lettori, che Cico il flauto lo conosce benissimo. Perché io ho conservato il mio piffero delle medie (che però è di legno) e ogni tanto lo tiro fuori dal cassetto per suonare qualcosa. Avevo perfino insegnato a Cico a soffiarci dentro, con risultati modesti, ma qualcosa avevo fatto.
 
E quindi - molto logicamente, mi pare - ha preso il flauto e l'ha lanciato. Oddio! Orrore! Lanciare gli oggetti è vietatissimo in psicomotricità: è lo spregio totale, il non-rispetto personificato. Mettiamo anche di essere d'accordo: ma voi che cosa avreste fatto se, di fronte alle vostre lacrime per essere stati arrestati dalla polizia russa, le guardie vi avessero portato un pianoforte da suonare?
 
E' da una settimana che mi do della stupida per aver resistito tutto quel tempo. Dovevo prendere Cico in braccio e andarmene, come un prode salvatore dei diritti umani calpestati. Pazienza! Siamo stati allontanati come mercanti al tempio e Cico mi ha tenuto il muso per tutto il giorno.
 
 
 

10 commenti:

  1. Ciao!
    Io non ho capito una cosa: ma serve un personale specifico per questo genere di attività? Una volta capiti i concetti base e mettendo il bimbo là in mezzo ai materiali facilmente trovabili, prima o poi prende l'ispirazione e la curiosità e comincerà a fare psicomotricità da solo. Proprio settimana scorsa ho creato la libreria dei giochi, cioè ho messo ordine in un ammasso di giocattoli sprecati sul pavimento. Buttati molti e organizzati gli altri. Ha le cose per suonare, i libri, le macchinette, gli animaletti, palla corda e materiali che qualcuno direbbe di "ispirazione montessoriana" per me sono "cose" di uso quotidiano che metto a sua disposizione. Tipo le sue forbici e le tabelle di lecto-scrittura.
    Poi vabbé noi siamo in campagna, quindi Marc già da tempo ha imparato a prendere le misure e non spiaccicarsi quando corre sui muretti, salta sul divano in giardino, si capotta sull'amaca, se ho capito bene leggendo il link, questa è psicomotricità. Quando sono con altre mamme e marc si schianta (contro un albero, per terra...) io lo guardo e se non mi dice niente e riparte allora io non intervengo. In questo modo sperimenta, si frustra parecchio, ma impara dai suoi limiti, se ieri non sapeva salire sulla scaletta perché non ci arrivava, adesso lo fa e frena quando vede arrivare un albero. Non lo vedo mai in modalità terremoto, magari invece sarebbe da "curare", io lo vedo con molto spazio a disposizione e lo usa tutto. E' uno che si dispera invece negli spazi chiusi, ma la sua evoluzione di bimbo selvaggio lo ha portato a questo. Figurati che quando vengono dei bimbi qua, con tutto il giardino a disposizione rimangono comunque a giocare in casa! Diciamo che anche l'ambiente fa la sua parte, no?

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  2. Ciao Francesca,benvenuta! Che bello sapere che sei passata da qui: ti ho letto molto lo scorso anno...
    La risposta alla tua domanda,dal mio punto di vista,è sì. Già la Montessori parlava di "atti psicomotori" riferendosi proprio al perfezionamento delle abilità individuali nel gesto,nel movimento e nella procedura per eseguire le varie attività. Esattamente quello che tu racconti di Marc.
    Il che presuppone che la figura dell'educatore se ne stia in disparte.
    Molti non sarebbero d'accordo con noi,sostenendo invece la necessità di un determinato percorso da apprendere.
    L'idea che mi sono fatta della psicomotricità è che aiuta i bambini,per paradosso,a rientrare nei canoni usuali di predeterminate situazioni e in questi casi il personale specializzato permette alcune cose e ne vieta altre.
    L'obiettivo diventa aiutare a stare al banco,a stare fermi eccetera... E,come sempre,99 bambini si allineano (vuoi per carattere,vuoi per educazione,vuoi per imposizione) e 1 fa eccezione.Ma,se sei la mamma di quell'uno su cento,o lo forzi o lo accetti e trovi delle alternative.
    Per me che un bambino urli per fare della psicomotricità, e sia ritenuto giusto lasciarlo urlare, è al limite della violazione dei diritti umani.
    Il fine non giustifica mai i mezzi,meno che mai con un bambino piccolo. Io non ce l'ho con la psicomotricità: sono certa che abbiamo incontrato la persona sbagliata.
    Però è un approccio che non fa per noi; la credevo una valida alternativa alla Scuola dell'Infanzia,ma non è così.
    Tienimi aggiornata su di voi!! Ciao!!

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  3. Correggo l'errore di scrittura: la risposta alla tua domanda è no,non occorrono figure specializzate...
    Dal mio/nostro punto di vista,si intende!

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  4. Oh mamma, ma come dici: sei certa che più che un approccio sbagliato (la psicomotricità) hai trovato la persona sbagliata? Comunque anche Leo che si é sempre inserito in ogni contesto alla velocità della luce (per fortuna, visti i continui cambiamenti delle nostre vite) star fermo e seduto è proprio una cosa che non riesce a fare. Ma quello che mi dico è: mica posso legarlo, tagliargli le gambe, menarlo, no? è un bambino, probabilmente pian piano ci riuscirà di più. A parte mi ü tornato in mente che al nido dove andava (pessimo) facevano un corso di musica (se così possiam definirlo) a cui mi è capitato di assistere: l'ho trovato delizioso. I bambini ovviamente non venivano forzati a fare nulla, ma con giochi ritmici, canzoni, piccoli imput che le animatrici inventavano al momento in base alle reazioni e ai movimenti dei piccoli la stanza si riempiva davvero di magia. Magari mi viene in mente come si chiamavano queste ragazze bravissime e vedo se propongono qualcosa che ti possa interessare. Ciao, Vale

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    1. Sì, sono certa che le cose belle vengono sempre da persone "belle", insomma capaci, attente, pazienti e così via. Nella scuola, poi, la cosa è sempre più vera.
      Il mio dubbio però è anche questo: perché la storia del bambino che hai di fronte ti deve interessare solo dopo che l'incontro è andato male?
      Perché mi zittisci se ti dico che, forse, la stessa ora sarebbe andata bene se avessi lasciato le porte aperte?
      Cico è vagamente claustrofobico (retaggio degli spasmi affettivi)... ma come puoi saperlo se non me lo vuoi neanche chiedere?
      La risposta: la lezione di psicomotricità avviene a porte chiuse e ci si deve abituare, perché dall'aula, a scuola, i bambini non hanno il permesso di uscire.
      A questo punto il sospetto è che l'obiettivo sia quello di mettere in riga i "bebé facinorosi".
      Ahimé!
      Ma, come dici bene tu, i "bebé facinorosi" probabilmente a 6 anni se ne staranno al banco come gli altri.
      Attendo notizie delle ragazze musiciste, un bacione e buon agosto!!

      p.s. Ho cancellato per uno stupido errore il tuo commento al post precedente, se hai voglia di rimandarmelo lo pubblico. Ciao!!

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  5. capisco capisco.... in pratica è per bambini troppo agitati, quando secondo me sono bambini perfettamente sani e normali che GIUSTAMENTE vogliono correre e saltare....
    Ci sono quelli che si allineano subito e quelli che hanno bisogno dell'aiutino.


    Purtroppo il passo successivo poi è diagnosticare l'iperattività troppo facilmente... che rabbia....


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    1. Già,che rabbia!!
      Mettiamola così: se un bambino più grande - età di scuola primaria - dovesse essere molto refrattario alle regole della scuola tradizionale e tu non potessi fare altro che mandarlo lì (per vari motivi), allora direi che la psicomotricità avrebbe senso per farlo soffrire un po' meno e magari evitare diagnosi mediche catastrofiche.
      Ecco penso che in un caso del genere ci possa stare la psicomotricità,fatta con persone un po' più dolci...

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  6. che ti sembra?

    http://www.bambinonaturale.it/2013/08/bambino-scuola-a-casa-psicomotricita/#comment-5069


    (ad ogni modo io leggo sempre, solo che adesso con Bloglovin ho tutto più organizzato!

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    1. E' senz'altro un bell'articolo, grazie per la segnalazione, anche di Bloglovin (devo impostarlo).
      Mi fa riflettere il passaggio sull'importanza della cura del corpo: un altro momento criticissimo per Cico, fin dalle prime settimane. Temo che non si lascerebbe svestire o rivestire da una bidella... a mala pena ci riesce mia madre...

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  7. Ciao mi Teresa il vostro sito web

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