lunedì 30 settembre 2013

29 settembre: San Michele e lo spirito steineriano

35 mesi e mezzo

Ma era quello il tempo migliore della mia vita
e solo adesso che m'è sfuggito per sempre, solo adesso lo so.
Natalia Ginzburg
 

 
Ho una passione segreta per il mondo steineriano. E' un mondo di magia nordica, quello che noi mediterranei invidiamo tanto ai nostri colleghi europei che abitano lassù nel grande freddo. Sono stata educata anch'io secondo questo spirito, pur non avendone mai frequentato le scuole: manualità, fantasia, volontà, poca tv, poca plastica, molto fai-da-te. Poi gusto per il racconto, per il potere del linguaggio di creare isole felici e non per questo meno reali. Ma anche passione per l'immagine disegnata, per le illustrazioni, per il senso di coralità delle feste.


 

Ho dei ricordi molto vivi di ogni più piccolo spazio di tempo assolutamente e perfettamente... libero. Ma in compagnia. In compagnia di tutti coloro - parenti, amici, conoscenti - con i quali ho potuto condividere profumo di cera, dita incollate, mani in pasta, deliri di origami, spedizioni punitive a cercare proprio la polverina dorata che serve per i biglietti d'auguri. Ma non l'oro scuro, l'oro chiaro. Sì, di quella sfumatura lì che va d'accordo con il cartoncino rosso.
 
E poi, i tempi. Inderogabili. Il 7 dicembre (Sant'Ambrogio), cascasse il mondo si faceva il presepio. Il 16 aprile (San Giorgio), neve, pioggia o sole, pan meini per tutti! Il 29 giugno (Santi Pietro e Paolo) si partiva per le vacanze. Appuntamenti fissi.
 
Sembra una passione tutta femminile, ma non è così. I miei cugini maschi erano totalmente immersi nello stesso fervore creativo, al punto da intestardirsi su difficilissimi schemi a punto croce o complicatissimi collage fotografici. Perfino la Sachertorte è stata oggetto di studi e sperimentazioni senza fine. Certo, agli occhi dei coetanei eravamo ben strani. Oggi, in compenso, quando si tratta di agire, di mettersi d'accordo, di fare il regalo "giusto", di convogliare strilli isterici di bambini in preda ai fumi di un non meglio identificato trauma, chiamano noi.
 
Noi che, posso ben dirlo come "decana" di 12 cugini primi (e sembriamo pure gli Apostoli), abbiamo conservato una dote di quegli anni: la Santa Pazienza! Compatibilmente con i nostri caratteri molto diversi, con le nostre professioni e i nostri studi differenti, quegli anni ci hanno reso flessibili, pazientissimi e molto, molto creativi (soprattutto nei modi). Cosa che - e allora non lo sapevo, per fortuna - con i figli si è rivelato un tesoro di valore inestimabile.
 
Qunidi, cari lettori, fatevi due conti: a quanto ammonta il mio tempo libero, considerando che Cico è gestibile solo da me, dal papà (flessibile grazie al cielo pure lui) o da mia sorella (e dai nonni, in quanto fondatori del sopracitato "spirito steineriano")?
 
Meno male che non vado bene in matematica...
 
Desiderando perciò che anche Cico sperimenti un po' della magica atmosfera steineriana e cercando la via della conciliazione, ho pensato che a scuola potrà essere montessoriano e prepararsi a un futuro di pignolissimo ingegnere nucleare, a casa però non potrà mancare di un po' di spiritualità e di sacro umanesimo.
 
Quindi ieri, giorno di San Michele, abbiamo festeggiato. La festa di San Michele è la prima delle ricorrenze che lentamente ci avvicinano al Natale e, per la precisione, è la festa dell'autunno. Molto sentita nella scuole steineriane, è festeggiata raccontando ai bambini la leggenda di San Giorgio che - con l'aiuto di San Michele Arcangelo - ha sconfitto il drago-Satana. Il simbolo della festa è la mela, che poi viene regalata ai bambini all'uscita dell'asilo.
 
Ma, tanto per cambiare, Houston, we have a problem. Intanto Cico non se ne sta lì buonino buonino ad ascoltare le fiabe, essendo per ora un uomo d'azione. Poi non mangia la frutta. Infine non posso contare sulla sua comprensione dell'evento in modo razionale e logico e tantomeno sull'aspettativa di un futuro che per lui non ha senso. Vive nel qui e ora. Tutto il resto (e tutti gli altri) conta(no) per lui meno di zero.
 
Quindi ho creato un piccolo evento, aspettando l'ora buona per lui. Ovviamente si è alzato dal sonno pomeridiano di pessimo umore e, per mettere un freno a un'ora e mezza (sapete quanto sono lunghi 90 minuti? Avete presente un film?) di urla a spirito di testa, siamo usciti.


La mia merenda, tanto carina come da foto, è andata a farsi benedire. Rientrati a casa alle nove di sera e tornato il buonumore, ho dato il via al momento magico.
 
Avevo preparato una scodella capiente di vetro (in modo da sfruttare l'effetto trasparenza) con acqua per tre/quarti. Sull'acqua ho appoggiato otto candeline galleggianti, scelte nei colori caldi dell'autunno: giallo, arancione, vermiglio, rosso. Tra l'altro, ricordano da vicino le mele della festa di San Michele.

 
E' molto importante che questi dettagli siano scelti e preparati di nascosto dai bambini. Nella vita ci sono molte cose che non capiamo, di cui cioè l'origine ci è sconosciuta, e questo mistero deve permanere anche nelle feste con i bambini che amano le sorprese e i piccoli "miracoli".
 
Il papà si è premurato di spegnere la tv per una sera e le luci del salotto (è fondamentale!), per ripiegare su musica classica d'atmosfera: ho scelto Piano Piano, raccolta di brani adatti anche ai piccoli ed eseguiti dalla pianista austriaca Eugenia Radoslava.
 
Ho preso un fiammifero e, sotto gli occhi di un Cico per una volta esterrefatto (che è come dire strafatto, eeehhheeehhh, perdonatemi, ma quando ci vuole ci vuole!), ho acceso le candeline senza parlare.
 
Poi facendogli reggere la ciotola, aiutato da me, l'abbiamo portata sul tavolino del balcone attraversando al buio la sala. Wow! Alla fine, spinti a rientrare dal venticello autunnale, ci siamo goduti lo spettacolo da dietro i vetri sempre a luci spente.
 
Ho detto una frase semplicissima su San Michele "il più coraggioso degli angeli" e basta. Addormentamento record tra note di Schumann e fiammelle tremolanti. Altri modi di festeggiare originali per bambini più grandi, come la prova di coraggio, li trovate sul sito della scuola steineriana di Origlio, in Svizzera.


 
Quante volte ci affanniamo a spiegare il simbolo, a spiegare le storie, a far capire il perché e il per come? Puntiamo invece all'accuratezza del gesto e alla magia del momento, senza sprecare parole che rischiano di rovinare tutto e concentriamoci sulla possibilità di usare anche orari insoliti. Il buio della notte nel nostro caso è stato essenziale per la riuscita dell'evento. L'esperienza resterà e, cosa che più mi premeva, una festa di colore e calore svincolata dalle nozioni intellettuali astratte.
 
 
 
 


sabato 21 settembre 2013

Spazio Montessori - prima parte

35 mesi + 5 giorni

Si deve considerare sacro lo sforzo occulto dell'infanzia:
quella laboriosa manifestazione merita un'accogliente aspettativa, poiché in questo periodo di formazione si determina
la futura personalità dell'individuo.
Da tale responsabilità nasce il dovere di studiare
e penetrare con approfondimento scientifico
le necessità psichiche del bambino
e di preparargli un ambiente vitale.
Maria Montessori
 
 
Lo Spazio Montessori è un laboratorio di osservazione del bambino accompagnato da un adulto di riferimento - mamma, papà, nonni, baby-sitter, zii particolarmente curiosi - che resta con lui discretamente a notarne i progressi e le caratteristiche relazionali.
Questi spazi sono dedicati ufficialmente alla prima infanzia (0-36 mesi), ma sono aperti a tutti coloro che hanno a cuore un graduale inserimento del proprio figlio in un ambiente organizzato.
 
Le prime a realizzare questi spazi sono state le suore missionarie nei paesi poveri dell'America Centrale e del Brasile. E' in particolare il Messico che si distingue per la presenza di luoghi dove i bambini piccoli potessero trascorrere del tempo con le loro mamme in una dimensione gioiosa. L'obiettivo è quello di avviare all'autonomia bimbi altrimenti abbandonati a se stessi. Che cosa meglio del metodo Montessori per dare forma a questo progetto?
 
In Italia ci hanno pensato Sonia Zecchi e Isabella Micheletti dopo aver notato come i genitori siano troppo spesso esclusi dall'osservazione dei propri figli in un contesto formativo. Sia al nido, sia alla scuola dell'infanzia, per non parlare degli anni successivi, infatti, è difficile sapere esattamente in quali attività siano impegnati i bambini, ma soprattutto con quali modalità avvenga la loro partecipazione alle suddette attività. Ecco dunque che gli spunti di insegnanti ed educatori, in famiglia cadono purtroppo nel vuoto.
 
Il metodo Montessori, per le sue caratteristiche di concretezza e di inclusione della quotidianità nella didattica, si presta molto bene ad essere riproposto anche a casa; e si presta bene anche a valorizzare doti innate che tutti i bambini posseggono, ma che spesso restano inespresse, sopraffatte come sono da un'intellettualizzazione precoce.
 
Per fare questo, pertanto, occorre che almeno un adulto che solitamente frequenta il bambino possa assistere alle giornate educative.
 
Lo Spazio Montessori è diverso per i piccolissimi (fino a 18-24 mesi) e per i più grandi (da 24 mesi a 36-42 mesi). Mi concentrerò su quest'ultimo, arredato dall'architetto Giovanni Pignataro cultore dell'arte del legno.
 
Si tratta di un grande salone rettangolare, con la porta posta su un lato corto. Di fianco alla porta una lunga cassettiera ospita sul ripiano più alto una selezione di testi di Maria Montessori e dispense per l'approfondimento. Davanti alla cassettiera, un cerchio di sedie è predisposto per gli adulti in visita che si potranno intrattenere a leggere e conversare.
 
Di fronte allo spazio genitori, c'è lo spogliatoio dei bambini che consiste in un armadietto senz'ante con grucce appese a un'asta e cestini per le pantofole. Ognuno ha un piccolo simbolo adesivo e il nome in corsivo. Davanti un tappeto con due seggioline per sfilare le scarpe.

 
 
Questo ingresso/angolo di lettura occupa circa 1/3 del salone ed è diviso dal resto della stanza da due scaffali bassi su ruote che creano un varco verso l'area riservata ai bambini.
 
Una volta entrati lì, si nota che gli scaffali, divisi a ripiani, contengono tutta una serie di vassoi, ognuno dedicato a un'attività diversa. Mi sembra di aver notato - per ora - il vassoio dei travasi liquidi, dei travasi solidi, dell'infilare, degli aromi. Ma altri ce ne sono di cui sono curiosissima... Vi farò sapere.
 

 
 
Lungo i due lati lunghi dello spazio sono allineati in bell'ordine altri strumenti per le attività di vita pratica, ognuno appeso a un gancio basso. Tra quelli che ricordo: scopa, paletta e secchio per la spazzatura; armadietto con maglioni e indumenti da piegare e riporre; scatola delle noci con mestoli; vassoio delle schede delle nomenclature semplificate.
 
Il lato corto che chiude il locale è occupato per intero da una specchiera, simile a quelle per la danza, alla cui base un tappetone con cuscini è pronto per accogliere i piccoli lettori in erba: bei libri illustrati sono appesi lì a fianco in una tasca arancione.


 
 
Al centro dell'area bambini fanno bella mostra di sè diversi tavolini quadrati di legno bianco con le seggioline coordinate, ciascuno decorato con una piantina. Al soffitto veli di tulle bianco e mobile di farfalle colorate, musica classica a basso volume che si diffonde dolcemente.
 
 

mercoledì 18 settembre 2013

Primo impatto, prime impressioni

35 mesi + 3 giorni



Se non sai perché un bambino sulla giostra
saluta i genitori a ogni giro
e perché i genitori gli rispondono sempre,
non conosci la natura umana.
William D. Tammeus


Cico non ha gridato.

Basterebbe questa frase per concludere il post e chi conosce Cico sa cosa voglio dire. E' uscito dalla porta, ma gli è stato permesso farlo. Ci siamo aggirati sulle scale per un bel po' con lui recalcitrante ma non urlante.

Sonia e Isabella, sorridenti come sempre, hanno avuto l'intuizione di lasciarci soli dentro la stanza arredata. Successone!
Cico si è avvicinato agli oggetti e, con me di fianco, ha usato scopa e paletta e poi si è buttato davanti al cesto delle noci e si è messo a travasarle usando, per la prima volta, il mestolo!!

Poi si è stancato e siamo usciti, ma Cico sorrideva a Isabella e si è lasciato avvicinare per il saluto finale.

Un ottimo primo giorno.




Quello che ho davanti oggi è invece un bambino stanco, che continua a lamentarsi di tutto. Reazione dopo la grande tensione.

Ho cercato un luogo adatto e finalmente l'ho trovato. Vittoria!!!


martedì 17 settembre 2013

Ecco cosa facciamo quest'anno!

35 mesi

 
Ci sono soltanto tre modi efficaci per educare:
con la paura, con l'ambizione, con l'amore.
Noi rinunciamo ai primi due.
Rudolf Steiner


Siamo tornati dalle vacanze e ogni cosa sembra come trentotto giorni fa. Le incessanti gite alla porta, le aperture di tutte le antine dei pensili della cucina, le uscite interminabili dalle 10 di mattina alle 8 di sera. Uff! In compenso siamo molto abbronzati.
:-)
 
Prima di partire avevo promesso di svelare il nostro asso nella manica e lo faccio ora, mentre soffia un venticello autunnale che non promette niente di buono nel ramo "giardinetti".
 
Esclusa la Scuola d'Infanzia, il corso di psicomotricità e il corso di acquaticità - dovrei entrare in vasca anch'io finché il Royal Baby non si decide a parlare, ma mi sono beccata da un anno e mezzo una candida recidivante e di piscina non se ne parla fino al prossimo secolo - tornando da un colloquio alla scuola Nuova Educazione (per saperne di più, leggete qui e qui) mi imbatto in una targhetta in corridoio:
 
 

Spazio Montessori
uno spazio per la famiglia


 
Mi suona un campanello. Avevo già visto questo logo in una Casa dei Bambini Montessori. L'avevo mentalmente scartato, perché sembrava essere un asilo nido e noi eravamo già fuori tempo massimo, così avevo buttato via il dépliant illustrativo.
 
Ma ora sono davanti alla loro porta. E' il Destino che bussa alla mia, di porta? Wow! Porta chiusa!
^_^
 
Numero di telefono. Chiamo. Risponde Sonia. Non so bene cosa dire: sono una mamma semi-disperata con un figlio disperante che non dice una parola, non mangia da solo, porta il pannolino, scappa di casa, si fa venire una convulsione ogni volta che si chiude una porta e non sta in nessun luogo, tantomeno all'asilo. Un bambino luogo-non luogo per dirla con Marc Augé.
 
Ok. No. Dovrei dire questo, ma no. Ci sono sempre i servizi sociali e gli accalappiacani in agguato. Ormai le redini della mia vita sono mie e non le mollo.
 
Quindi dico: Buongiorno. Sono la mamma di un bimbo che compirà tre anni in ottobre. Mio figlio, Cico, è il vostro allievo ideale: travasa, sposta oggetti, fa le pulizie, scarica la lavastoviglie, beve dal bicchiere di vetro. Vorrei sapere se, dato che è nato alla fine dell'anno, lo accettereste con voi a settembre. Ci possiamo incontrare?
 
Ecco come trasformare una faticaccia quotidiana H24 (sempre per dirla con Crozza) in una passabile presentazione. Potere della comunicazione. Del giornalismo. Del marketing. Della pubblicità. Devo farmi assumere da qualche ditta di schifezze.
 
Appuntamento nello spazio dei più piccoli. Nell'altro, quello destinato ai Cico più grandicelli, non si può andare fino al prossimo anno educativo. Davanti a me Sonia e Isabella, con un immacolato grembiule bianco e soprascarpe azzurre, sembrano due Fate Turchine. Parlano a voce bassa, sorridono. Sono due mamme che facevano due mestieri diversi da quello di maestre. Poi una scelta: formarsi come educatrici montessoriane. Ma non possono farlo nella scuola, perché non sono laureate in Scienze della Formazione, quindi scelgono la fascia 0-3 anni. Ma anche Maria Montessori la considerava una fascia d'età aperta verso i 4 anni. Ergo sanno benissimo chi è Cico.
 
Parliamo di lui, della sua storia. Comprendono al volo. E in un attimo l'accordo è fatto. Si comincia il 17 settembre. Domani.
 
DA SOLI NOI DUE. Primo plusvalore. Faremo un paio di incontri Cico, io, Sonia, Isabella. Più individualizzato di così!
 
Voglio restare sul pezzo di cronaca, quindi mi fermo qui nell'emozione del momento. Domani aggiornerò il blog con le prime impressioni e soprattutto spiegando bene che cos'è e come è organizzato questo Spazio Montessori che ha bussato alla nostra porta.
 



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