25 mesi + 29 giorni
Il tempo dell'attesa (e della preparazione) che l'Avvento rappresenta è ben descritto dal fortunato film La fabbrica di cioccolato di Tim Burton (Usa, 2005), che si presta anche a essere interpretato come un'originale riflessione sul cibo e le sue implicazioni educative, psicologiche e affettive.
I bambini protagonisti che devono attraversare la fabbrica del titolo, tra i quali l'eccentrico proprietario sceglierà il suo erede, sono la personificazione dei vari tipi di "vizi sociali" prodotti da un'educazione allo stesso tempo permissiva e troppo poco affettuosa.
L'aspetto interessante è che ciascun bambino rivela molto di sé dal suo rapporto con il cibo
che vive in una casetta poverissima, costretto a mangiare solo zuppa di cavolo, appassionato di cioccolato, ma che si sa trattenere davanti alle cascate della fiabesca fabbrica.
E alla fine ci sarà un dolce premio per lui e la sua famiglia, spolverizzati di zucchero al velo da tre mega spargitori super accessoriati! E' un'idea per un regalo di Natale (a me, naturalmente!).
PENSIERO AUTOSVEZZANTE
I dolci non devono avere un senso, per questo sono dolci.
Parenti: questa è la parola impronunciabile!
perciò abbiamo la masticatrice incallita di chewing-gum...
... l'obeso onnivoro...
... e la smorfiosa maniaca di lecca-lecca.
Infine c'è Charlie
che vive in una casetta poverissima, costretto a mangiare solo zuppa di cavolo, appassionato di cioccolato, ma che si sa trattenere davanti alle cascate della fiabesca fabbrica.
E alla fine ci sarà un dolce premio per lui e la sua famiglia, spolverizzati di zucchero al velo da tre mega spargitori super accessoriati! E' un'idea per un regalo di Natale (a me, naturalmente!).
PENSIERO AUTOSVEZZANTE
I dolci non devono avere un senso, per questo sono dolci.
Parenti: questa è la parola impronunciabile!
che meraviglia quel film! *__*
RispondiEliminala frase sui dolci me la segno!
Buona dolce cucina di Natale! Fai il tuo famoso tronchetto?
Elimina:-)