39 mesi
"Divisi per età, sesso o quant'altro e chiusi nelle classi,
i bambini imparano subito a ragionare
all'interno di una categoria di appartenenza.
Quando si incontrano, la prima domanda che si fanno è:
"Che classe fai?".
Non importa la persona, importa il gradino che occupa".
Arno Stern
E' domenica mattina. Sono distesa a letto, sveglia. Lo sguardo vaga sul soffitto. Tra poco mi devo alzare, la mamma arriverà a chiamarmi a breve. Penso che domani è lunedì: giorno di matematica, uffa! Tabelline, arci-uffa! Come fa la tabellina del 7? La mia bestia nera. Questa proprio non la so. Anche le altre, però...
Tiro la coperta sulla testa. Chiudo gli occhi. Li riapro.
Improvvisamente, uno squarcio, un'illuminazione:
7-14-21-28-35-42-49-56-63-70
I numeri si allineano perfettamente, scivolano via senza nessuna esitazione. Accipicchia!! La so, la so!!
Fantastico!!
Quando ho deciso, dopo lunga riflessione, che Cico non avrebbe frequentato una Scuola d'Infanzia, pensavo però che - sotto sotto - avrebbe perduto qualcosa.
Quello che temevo, non era affatto, come molti credono, che fosse escluso dal processo di socializzazione (che personalmente ritengo inizi alla nascita e sia inevitabile, un dato di fatto, come è vero che respiriamo), ma la sua capacità di organizzare un'attività in termini "tecnici", se mi capite. Come farà a imparare a disegnare, mi chiedevo? Dovrò mostrarglielo io, se desidero che provi. Come farà a impugnare una matita, un pastello? Come farà a imparare a fare le capriole, o saltare a piedi uniti o a fare una gimkana ad ostacoli?
Anch'io sono un formatore e sono molto affezionata ai miei allievi per i quali ho speso ore e ore per progetti - bellissimi - di educazione audiovisiva. Per esempio, ritenevo che un bambino dovesse essere guidato alla visione, dovesse avere spunti anche per l'immaginazione, dovesse essere formato a padroneggiare gli strumenti (per esempio, per realizzare un filmato) o essere guidato a esprimere un giudizio su un'opera.
Per tutte questi aspetti artistici, motori, musicali, linguistici eccetera noi siamo convinti che ci voglia un maestro. O, se maestro non c'è, almeno un genitore competente in materia.
A settembre, avevo perfino organizzato una tabella di home-schooling per permettere a Cico di provare con metodo vari aspetti formativi, raccogliendo schede e piccoli lavori in modo appassionante: il lunedì potremmo provare l'acquerello, il martedì faremo movimento in giardino con qualche piccolo attrezzo, il mercoledì ascolteremo della musica e canteremo. E così di seguito.
Il mio progetto si è subito arenato, sia per la scoperta rivelatrice dello Spazio Montessori, sia perché, proprio allo scoccare dei tre anni, Cico ha fatto subito sue delle competenze e delle abilità che si sono manifestate senza il bisogno che nessuno gliele mostrasse.
Come ieri quando - completamente digiuno di colori e matite - ha impugnato un pennello e con piglio deciso ha tracciato ampie onde colorate su un foglio di carta appeso alla parete.
a. A casa non abbiamo le tempere, né i pennelli. Cico ha fogli a volontà e pastelli a cera.
b. Nessuno ha mai disegnato per lui. L'unico che vede disegnare è il Papà. Al computer. Molto diverso.
c. Non si è mai interessato a questa attività prima d'ora. Non mi ha mai chiesto una biro mentre scrivevo la lista della spesa, non mi ha mai chiesto un pennarello mentre realizzavo i biglietti natalizi.
d. Non è ben lateralizzato e usa entrambe le mani per fare la stessa cosa o mani diverse per fare cose diverse. A volte calcia con la sinistra, a volte con la destra; tiene il coltello nella sinistra e la forchetta nella destra da mancino, ma poi afferra i giocattoli sul pavimento con la mano destra.
Non posso fare di Cico un esempio universale. Tuttavia l'esperienza che stiamo vivendo - che ha significato molto in termini di centratura mentale, perché sono andata incontro a scetticismo e occhi al cielo, scoprendo però anche che i più solidali a un'educazione libera sono le persone senza figli - ha completamente rivoluzionato il mio modo di vedere l'apprendimento. Sono pertanto indotta a credere che, fino a una certa età, un maestro non serva affatto. O meglio, non serve alla vera comprensione e alla vera esplosione di determinate capacità. Quando diciamo: La maestra gli ha insegnato a scrivere! è perché constatiamo che nostro figlio scrive.
Mi viene però il dubbio che i due fatti non siano in una relazione di causa-effetto. Lo constatiamo quando il processo non è lineare, quando diciamo la tipica frase: Nonostante vada a scuola da più di tre mesi, mio figlio non sa ancora scrivere. Come dire: La maestra cosa ci sta a fare?
Cico, un bambino che ha avuto un processo di sviluppo non lineare, a sei mesi tirava la palla verso un'altra persona, pur stando a malapena seduto. A un anno beveva da solo dal bicchiere di vetro, i suoi compagni di due anni bevono ancora dal bicchiere di plastica con i manici e il coperchio (e sono andati tutti al nido). A tre anni ha eseguito il suo primo tratto con il pennello, pur non avendo mai fatto pratica, mentre i suoi coetanei scarabocchiano da quando avevano 18 mesi. Eppure non riesce a padroneggiare la forchetta, nonostante i miei reiterati tentativi di mostrargli, provare, guidargli la mano. Non credo che un'educatrice d'asilo potrebbe fare molto di più. Come non credo più tanto all'emulazione dei coetanei: sono mesi che li vede fare merenda e non si è mai degnato di partecipare. Eppure, si mette il coltello di fianco al piatto e ora vuole (significa che adesso è disposto a provare) tenerlo in mano contemporaneamente alla forchetta.
Mentre ero persa in queste divagazioni, scopro l'opera di Arno Stern, un personaggio molto interessante di cui mi riprometto di parlarvi che, pur avendo avuto una formazione discontinua e non avendo mandato a scuola neppure il proprio figlio, è il re del Closlieu, il luogo dove appunto Cico ieri ha tracciato il suo primo tratto di tempera.
Aboliamo dunque gli asili e rispediamo a casa tutti i maestri? No, ma consideriamo le nostre aspettative di genitori e i nostri entusiastici slanci - anche se fatti a fin di bene - come soddisfazioni che i nostri figli ci donano e non per le belle scuole in cui li abbiamo mandati. Perchè, alla fine, se qualcosa imparano, l'hanno fatto da soli.
Ho appena letto riflessioni simili sul bellissimo blog How We Montessori, che narra le avventure montessoriane di due fratellini in Australia. Fateci un giro, c'è anche un e-shop! Ringrazio per questa segnalazione la cara amica Annalisa, mia fedele lettrice che ho avuto il piacere di conoscere (che onore, non mi era mai capitato!) autrice di Cucina tra le palme, per chi ama avere nuovi spunti ai fornelli.
Ho appena letto riflessioni simili sul bellissimo blog How We Montessori, che narra le avventure montessoriane di due fratellini in Australia. Fateci un giro, c'è anche un e-shop! Ringrazio per questa segnalazione la cara amica Annalisa, mia fedele lettrice che ho avuto il piacere di conoscere (che onore, non mi era mai capitato!) autrice di Cucina tra le palme, per chi ama avere nuovi spunti ai fornelli.
Ah, e 7x8?
56, chi se lo scorda?!?
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